Universalità del credito
Le progressive revisioni normative hanno portato all’introduzione del paletto del reddito a 15.000 euro per beneficiare del Superbonus se proprietari di abitazioni unifamiliari. Questo rappresenta un controsenso economico e una ingiustizia.
Come può pensare lo Stato che un Committente con un reddito così basso (e quindi necessariamente con pochi risparmi) si indebiti per il 10% o il 20% su un totale di lavori di circa 150.000 euro? Come può pensare che possa accedere al credito bancario, avendo a garanzia un reddito così basso? Risulta altresì inverosimile che vi siano imprese disposte a praticare lo sconto in fattura sapendo a priori che il Committente è incapiente, e quindi in caso di problemi restando senza strumenti per rifarsi su di questo.
Risulta inoltre particolarmente odiosa la differenziazione tra proprietari di appartamenti e di abitazioni unifamiliari, particolarmente in uno Stato con la geografia umana come l’Italia. Entrambi pagano le tasse, e per questo dovrebbero godere degli stessi diritti. Un’ingiustizia che si somma all’assurdità normativa che individua come privilegiato il proprietario di una cascina antebellica in provincia di Matera, e come bisognoso del sostegno dello Stato il proprietario di un attico in centro a Milano.
Lo Stato può negare, a posteriori, che il credito non sia un diritto. Ma con le sue azioni normative ha creato questo diritto a tutti gli effetti. Per poi negarlo a cittadini e imprese che, con ottimista senso civico, avevano creduto di potersi fidare del loro Stato.